Gli spazi sociali e le occupazioni resistono!

Roma capitale della
rendita.
Gli spazi sociali e le occupazioni resistono!

In
una città che vede circa 200 mila case vuote e centinaia di
immobili regalati alla speculazione
, Comune, questura e
prefettura pensano bene di sgomberare occupazioni abitative e
chiudere gli spazi sociali che hanno riqualificato dal basso le
periferie. Tra questi, di nuovo, l’Horus liberato di piazza Sempione,
da oltre due anni luogo di incontro, cultura e socialità. Un
copione già visto: a livello nazionale, si tagliano i
finanziamenti alla cultura, gettando sul lastrico migliaia di
lavoratori; a livello locale, si vogliono chiudere le esperienze
indipendenti che valorizzano gli spazi sottratti alla speculazione.
Questo territorio è costellato di immobili inutilizzati che
potrebbero essere destinati all’emergenza abitativa e
all’autogestione. Ma tutti fanno finta di niente.

Per
queste ragioni oggi riprendiamo il censimento dal basso

segnalando alla città lo scandalo della struttura ex Gil di
piazzale Adriatico (di proprietà della Regione Lazio), nel
quartiere di Montesacro, da dieci anni abbandonato all’incuria. Una
vergogna che si aggiunge alla lunga lista di cui fanno parte l’ex
cinema Astra di viale Jonio e l’ex poligrafico di stato.

Nel
frattempo, il consiglio regionale del Lazio si appresta ad accogliere
il "pacchetto edilizio" di Berlusconi
, che prevede
un regalo ai costruttori, la devastazione del territorio ma nulla per
chi vive in emergenza abitativa: senza casa, sfrattati, precari e
studenti o semplicemente chi non ce la fa a pagare un mutuo o un
affitto. La legge arriverà domani in aula per essere approvata
in fretta e furia, senza ascoltare le ragioni dei movimenti per il
diritto all’abitare, che propongono di rinviare la discussione a
settembre per costruire un percorso partecipato.

Un
comportamento che ricorda l’arroganza dell’ex sindaco Veltroni

durante l’approvazione del Piano Regolatore Generale. Anche in
quell’occasione i movimenti segnalarono l’assoluta inadeguatezza
delle politiche abitative, subordinate agli interessi dei
costruttori, ma ricevettero soltanto le manganellate delle forze di
polizia in piazza del Campidoglio.

Oggi lanciamo un
messaggio chiaro alla politica e ai poteri finanziari e immobiliari:
resisteremo
a qualsiasi tentativo di sgombero
delle occupazioni abitative e degli spazi sociali, a partire
dall’Horus di piazza Sempione. Chiediamo l’apertura di una trattativa
seria che utilizzi tutti gli strumenti a disposizione – dalla
Delibera 26 fino ai provvedimenti di requisizione degli immobili
sfitti e abbandonati – per dare una risposta politica a un problema
sociale che non può essere ridotto a questione di ordine
pubblico.

Oggi pomeriggio, alle 18, in piazza
Sempione, assemblea cittadina per preparare la mobilitazione di
domani
, venerdì 31 luglio, dalle 10, alla sede del
consiglio regionale alla Pisana e per costruire la difesa dell’Horus
Liberato.

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!
CASA,
REDDITO, CULTURA PER TUTT@

Horus liberato
2.0
Blocchi precari metropolitani

Roma 30
luglio 2009

 

Foto da eidonpress.com

globalproject.info

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Vogliono sgomberare l’Horus Liberato!

 
Horus liberato di nuovo sotto sgombero:

la nostra resistenza contro la vostra rendita!

 

Vogliono sgomberare L’Horus Liberato di Piazza Sempione.
Ancora
una volta, vogliono provare a cancellare con i manganelli e i blindati
una esperienza che ha trasformato un luogo della speculazione in uno
spazio pubblico di produzione culturale e di conquista di nuovi diritti.

In questi due annipassando per lo sgombero del 21 ottobre 2008 e la liberazione del 12 dicembre scorso
– abbiamo partecipato a decine di incontri con le istituzioni
(tutte) in cui abbiamo proposto un progetto sociale e culturale che
difendesse questo “bene comune” dai tentativi della proprietà di
trasformarlo in un centro commerciale o un finto centro di formazione
professionale (al massimo, un centro di precarietà…). Attraverso un
“censimento dal basso” abbiamo costruito la mappa di un territorio, il
Municipio IV di Roma, in cui non esistono luoghi pubblici né per la
cultura né per la socialità, ma soltanto spazi abbandonati (tra questi,
l’ex cinema multisala Astra di viale Ionio di De Laurentis, le piscine
dell’ex Gil della Regione Lazio,
l’ex Poligrafico di stato).
Qualche mese fa, dopo aver ribadito la nostra opposizione alla
"proposta" della proprietà che violava, per l’ennesima volta, la
destinazione culturale dell’immobile e lo stesso Piano regolatore, il
Comune ha chiuso qualsiasi tavolo ufficiale.

Per resistere e attaccare la rendita privata abbiamo occupato l’Horus
e lo abbiamo trasformato in un luogo di socialità e cultura, resistendo
allo sgombero e rioccupandolo. Ma l’Horus liberato è solo un nodo di
una rete ampia di progetti territoriali e cittadini. Da qui, insieme a
tanti altri, abbiamo promosso la rete dei Blocchi Precari Metropolitani
– movimento contro la precarietà, per il reddito e il diritto
all’abitare – la Palestra popolare Valerio Verbano al Tufello, diverse
occupazioni abitative.

Le notizie che arrivano dalla prefettura e dal comune parlano di uno sgombero imminente,
nonostante più volte sia emersa la possibilità di aprire una trattativa
seria sull’utilizzo dell’immobile di piazza Sempione o su eventuali
proposte alternative.
Alla
luce anche della Delibera 26/1997 sugli spazi sociali che, in merito
agli spazi privati, prevede una trattativa diretta tra Comune,
proprietà e occupanti al fine di trovare soluzioni alternative che
rispettino due condizioni: la congruità delle dimensioni dello spazio e
la sua territorialità.
Si sceglie invece, ancora una volta, di trasformare una questione sociale e politica in una questione di ordine pubblico.

Non vogliamo che l’Horus faccia la fine dell’ex cinema
Astra che, grazie all’occupazione del 21 maggio 2003, per 16 mesi, è
stato un punto di riferimento culturale per migliaia di cittadini
romani, per poi tornare al degrado più assoluto.

 

Davanti a queste minacce abbiamo deciso di RESISTERE

chiamiamo tutta la città degna a mobilitarsi a partire da

giovedì 30 luglio ore 18 a Piazza Sempione, con una assemblea cittadina


dei movimenti di lotta per il diritto all’abitare, degli spazi sociali
e della Carovana Città bene comune che discuterà delle mobilitazioni
contro il “Piano casa” della Regione Lazio e gli sgomberi della giunta
Alemanno.

 

Resisteremo un minuto più di voi.
La felicità non si paga, si strappa.

 

Horus
Liberato 2.0 – Blocchi precari metropolitani – Astra19 spazio pubblico
autogestito – Palestra Popolare Valerio Verbano – Via Alpi Apuane
Occupato – Via Volonté Occupato

 

 globalproject.info/

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Metroparty_Contro la rendita: sostieni le occupazioni

Metropoliz è uno spazio socio abitativo occupato il 27 Marzo ’09 dai Blocchi Precari Metropolitani.

Questo
e’ uno spazio di conflitto metropolitano che si batte per il diritto
alla casa e al reddito. Ma anche un luogo di produzione culturale,
socialita’ e divertimento.

Sostenere questo luogo e chi lo abita vuol dire contribuire ad una battaglia di liberazione contro i responsabili della crisi.

...Noi la crisi non la paghiamo!

Libere tutti !!!

Programma:

ore 20-22

Corso di  Ableton live

ore 23-05

Electroparty live djset with:

Sonic visioner Alien crime & Jester phunk

Matt Kriminal Hertz

Dankan Harkom

Track_one

Feles

Entry 5 euro

…It’s not a rave party! Smile and dance!

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Sostieni l’Horus…

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>>>L’HORUS E’ ANCHE TUO, DIFENDILO!<<<

 

A sostegno della campagna contro lo sgombero

all’HorusLiberato 2.0

piazza Sempione 4

 

Mercoledì 8 luglio 2009
> 19.00 aperitivo
> 21.30 reading – MuccaPazzaProduction presenta "Cacciatori e
prede"
> A seguire la milonga di Tango Clandestino
> Sarà allestita una mostra di fumetti di Zero Calcare

 

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Arresti preventivi in tutta Italia

 

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L’operazione eseguita dalla Polizia su mandato della Procura di
Torino

 

 

Perquisizioni e mandati di arresto in tutta Italia

6 luglio 2009


All’alba di questa mattina, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla
Procura di Torino e gestita poi nella conferenza stampa dal Procuratore
Giancarlo Caselli, la polizia ha effettutato decine di perquisizioni nella case
di studenti e attivisti in tutta Italia.


 L’operazione della Digos ha eseguito 21 misure cautelari per le
mobilitazioni studentesche del 19 maggio scorso a Torino in occasione del vertice del G8
University.
Due gli arresti a Padova, quattro a Bologna, 12 a Torino di cui 5 ai
domiciliari, 1 ai danni di un attivista napoletano avvenuto all’Aquila nel
campo del comitato 3e32 al termine della fiaccolata che si è svolta ieri notte
a tre mesi dal terremoto.


Blindati e polizia hanno inoltre fatto irruzione al centro sociale Asktasuna
di Torino e al Festival di Radio Sherwood a Padova.
 
L’operazione è la vendetta poliziesca nei confronti dell’Onda e della
mobilitazione contro il G8 University Summit, e l’avvertimento mafioso che
Maroni e il governo lanciano alle manifestazioni contro il G8.


Il dispositivo proviene dal giudice per le indagini preliminari del
Tribunale di Torino e i reati contestati sono violenza nei confronti degli
appartenenti alla forza pubblica, lesioni personali e resistenza
aggravata  a pubblico ufficiale.


Al pesante attacco verso il movimento dell’Onda sono seguite mobilitazioni
in tutta Italia. A Roma, Torino,Venezia, Bologna, Pisa, NapoliPadova,
Palermo, Alesandria, Genova
 gli studenti hanno occupanto i
Rettorati, le Facoltà, hanno convocato conferenze stampa, presidi, cortei
spontanei e assemblee cittadine.


Attualmente, alle ore 18.00 sono in occupazione Rettorati in tutta Italia:
Roma, La Sapienza e Roma 3,  Padova, Torino, Pisa. A Napoli è occupata
l’Università Federico II. A Padova il presidio di fronte alla Prefettura si è
trasformato in un corteo non autorizzato che ha paralizzato il centro cittadino
per poi raggiungere la Questura. A Bologna è prevista un’assemblea cittadina
alle ore 20.00 in Rettorato. 


Foto e articoli da uniriot.org

Foto e articoli da globalproject.info

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Vicenza – No Dal Molin 15.000 in corteo

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font-size:10.0pVicenza – No Dal Molin 15.000 in corteo

 

 

venerdì 03 luglio 2009

 

Quindicimila in corteo contro la base:
territorio militarizzato, blocchi degli autobus e perquisizioni, irruzione
intimidatoria e violenta allo Sherwood Festival di Padova; poi migliaia di vicentini
e non solo in piazza, il corteo viene bloccato dai reparti di polizia e
carabinieri appostati nei pressi del presidio. Cariche e scontri, poi si apre
la via per il corteo intorno alla Base. Una grande giornata di conflitto contro
la guerra e il G8.

 

 

Foto Video su globalproject

 

 

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No al pacchetto (in)sicurezza!

GIOVEDÌ 25 GIUGNO, ORE 18.00

ASSEMBLEA PUBBLICA IN PIAZZA DELLA MARRANELLA

 

RESPINGIAMO IL PACCHETTO SICUREZZA!

 

Dopo mesi di discussioni, rinvii e voti
di fiducia che hanno ignorato ogni forma di protesta, il governo
Berlusconi si appresta ad approvare definitivamente in senato il
disegno di legge 733, noto come "pacchetto sicurezza": una legge che
nega i diritti fondamentali delle persone, siano esse migranti che
native.

 

Il pacchetto introduce il reato
d’ingresso e soggiorno illegale,
che colpisce le persone migranti,
cancellando il loro diritto a esistere, all’assistenza sanitaria,
all’istruzione e alla casa
. Se il ddl sarà approvato, chi è senza
permesso di soggiorno non potrà più ricevere cure mediche, riconoscere
figlie e figli alla nascita, sposarsi o inviare i soldi a casa.

 

Si introducono le ronde mentre in nome
del "decoro urbano" continuano gli sgomberi e la ghettizzazione degli
insediamenti rom e le aggressioni di stampo razzista e xenofobo. Le
ordinanze dei sindaci limitano il diritto a incontrarsi nei parchi e
nei luoghi pubblici o a manifestare per le strade e nelle università.

 

Prima ancora di essere approvato, il
pacchetto sicurezza ha già ucciso
: dalla donna incinta morta
dissanguata a Bari per la paura di essere denunciata in ospedale, alle
persone morte nei CIE (centri di identificazione ed espulsione) per le
violenze, perché non ricevono un’assistenza sanitaria adeguata o per la
disperazione di vedersi consegnare un decreto di espulsione, che
significa essere rispedite/i in luoghi di conflitto o nelle carceri
libiche, spesso dopo aver vissuto e lavorato duramente e senza diritti
per molti anni nel nostro paese.

 

Ma c’è una parte della società che in
questi mesi ha espresso nei modi più disparati il proprio dissenso
:
medici e insegnanti, migranti, rifugiati/e e richiedenti asilo, scuole
d’italiano, donne, femministe e lesbiche, gay e trans, studenti e
occupanti di casa, singoli/e e associazioni vogliono respingere al
mittente il pacchetto sicurezza e le politiche razziste di questo
governo. A Roma, come in molte altre città italiane, si sono
moltiplicate le iniziative che hanno denunciato con forza le condizioni
di vita nei CIE e la brutalità delle politiche dei respingimenti,
protestando contro una legge che, dietro una falsa esigenza di
sicurezza, nasconde la chiara volontà politica di gestire in maniera
repressiva la crisi che stiamo vivendo.

 

Crediamo che sia necessario sentirsi
tutte e tutti coinvolti in quanto sta accadendo
, creare spazi di
dibattito sempre più ampi e moltiplicare le iniziative di protesta in
ogni città, a partire dalle giornate di discussione e approvazione del
pacchetto sicurezza.

 

Vogliamo prendere la parola, per lottare
insieme, italiane/i e migranti
, a partire dai nostri territori, perché
desideriamo una società aperta all’incontro tra tutte le differenze,
perché l’unica sicurezza che vogliamo è libertà e diritti per tutte e
tutti!

 

·         Per coordinarci e organizzare momenti di denuncia pubblica sulle norme razziste del pacchetto sicurezza, nella giornata di martedì 30 giugno, nelle modalità che ognuna/o deciderà di mettere in pratica;

 

·         per
dire che noi non siamo spie, che noi non denunciamo
, che l’unica cosa
che respingiamo è il pacchetto sicurezza e che saremo davanti al senato
mercoledì 1° luglio, durante la discussione del ddl 733, per gridare forte la nostra rabbia;

 

·         per costruire insieme una mobilitazione nazionale contro i lager che chiamano CIE e il razzismo di Stato nel prossimo autunno;

 

la Rete contro il pacchetto sicurezza invita tutte e tutti a partecipare a un momento di incontro pubblico:

giovedì 25 giugno, alle ore 18.00, in piazza della Marranella,

nel quartiere di Torpignattara, dove convivono tanti/e cittadini/e del
mondo e dove il razzismo istituzionale sta tentando di alimentare
l’odio per la diversità e la guerra tra poveri/e.

 

RETE CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA

http://nopacchettosicurezza.noblogs.org

pacchettosicurezza@anche.no

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Ciao Neda…….

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A due settimane dall’inizio delle proteste

Quelli dell’onda verde

Chi sono i protagonisti della rivolta in Iran? 

19 / 6 / 2009

Dopo le due settimane di
campagna elettorale e l’ultima settimana di cortei e disordini, una delle
domande più ricorrenti, oltre a quella sulle prospettive politiche che possono
aprire gli avvenimenti pre e post-elettorali, riguarda la composizione delle migliaia
o forse milioni di persone che hanno deciso con il loro protagonismo di dare
un’impronta nuova al futuro di questo paese. In Iran i 2/3 della popolazione
hanno meno di 30 anni e questo è un dato demografico da cui non si può non
partire. Dire però che questa rivolta è genericamente una rivolta dei giovani è
senz’altro estremamente semplicistico. Non solo perché nelle lunghe notti di
agitazione sociale nei quartieri di Teheran si potevano incontrare molti
cinquantenni protagonisti della rivoluzione del ’79, ma anche perché
nell’universo giovanile iraniano ci sono molti elementi di complessità da
analizzare e interpretare. Caratteristiche culturali e di ceto sociale che
rendono la composizione di questo universo difficilmente categorizzabile.

Vediamo ora alcune
caratteristiche con cui si presentava la capitale dell’Iran alle porte delle
elezioni e di come alcuni tipici aspetti sociali della città siano stati
fortemente esposti a cambiamenti nelle ultime settimane. Una riflessione che
potrà forse tornarci utile per cercare di fare luce su alcune prospettive
possibili delle mobilitazioni.

Teheran è una metropoli
sconfinata, all’interno della quale esiste una divisione netta tra i quartieri
benestanti del nord e quelli più poveri del sud e questa frattura si ripercuote
su una difficoltà relazionale tra gli abitanti di queste due zone della città
alimentando diffidenza tra gli uni e gli altri. L’accusa spesso mossa ai
ragazzi del nord è di attaccare il regime soltanto per rafforzare i loro
privilegi, di emulare il modello culturale occidentale e di trascurare i
problemi più importanti del paese. Diamo ora uno sguardo alla partecipazione
politica dei giovani di Teheran. Se escludiamo quella parte di giovani che
entrano fin da piccoli a far parte delle varie strutture di sostegno e
propaganda politico-religiosa a favore del regime, la stragrande maggioranza
dei giovani iraniani, del nord così come del sud, hanno finora vissuto la
politica da un punto di vista esclusivamente “personale” e nei ristretti spazi
della sfera privata. Si trattava di micro-resistenze soggettive attraverso le
quali migliaia di giovani hanno progressivamente trasformato la società
iraniana imponendo lentamente nuovi diritti e nuove libertà comportamentali.
Trasgressioni alla ferrea morale “rivoluzionaria” talmente diffuse da indurre
le istituzioni alla tolleranza e infine alla produzione di una nuova legalità
meno restrittiva. Abbiamo insomma sempre assistito ad atteggiamenti
resistenziali che però, per quanto pregni di spirito politico, non avevano modo
di essere espressi in forma collettiva nello spazio pubblico. Il terzo aspetto
che vale la pena di prendere in considerazione riguarda il rapporto dei giovani
con la rivoluzione e in generale con le istituzioni principali della repubblica
islamica. Quasi tutti i giovani in qualche modo attivi negli ultimi anni sulla
strada della rivendicazione di nuovi diritti sono nati dopo la rivoluzione e
dunque si sentono lontani dallo spirito che segnava i primi anni della
repubblica, quelli della guerra con l’Iraq e dell’imporsi del regime islamico.
Nonostante questo colpisce il fatto che nelle varie forme resistenziali, anche
nelle rare volte in cui hanno avuto visibilità nello spazio pubblico, non
abbiamo mai assistito a una vera e propria messa in discussione delle
istituzioni principali del regime, soprattutto quella del velayate-faghih, che
come massima autorità dello stato (ricordiamo non elettiva) controlla
direttamente esercito e telecomunicazioni. Di questi tre aspetti i primi due
sono stati senz’altro investiti da visibili trasformazioni. La mobilitazione
dell’onda verde, chiassosa e festosa prima delle elezioni e sempre più
determinata e radicale nella fase post-elettorale, ha di certo riavvicinato i
giovani delle due zone di Teheran. Ormai da settimane ragazzi della high classe
con macchine sgargianti scambiano sguardi di complicità con ragazzi che vivono
ai margini della città arrivando a organizzare insieme cortei spontanei e
blocchi stradali. La decisione di uscire allo scoperto e manifestare la propria
voglia di partecipazione e una a volte generica voglia di cambiamento, ha
spezzato in più punti il confine che divideva questi due mondi prima così
lontani tra loro. In quanto alle caratteristiche della partecipazione politica,
ha colpito fin da subito la determinazione con la quale si sia messo in moto
una vera e propria conquista dello spazio pubblico. Scendere in strada ha
voluto dire per tutti sfondare il muro che per anni ha diviso lo spazio
pubblico e lo spazio privato. Cantare cori o costruire barricate nelle strade e
nelle piazze è stato da molti vissuto come fattore strategico, di per sé
estremamente liberatorio, attraverso cui resistenze, trasgressioni e piccole
illegalità sempre più diffuse sono uscite dallo scoperto diventando rivendicazione
politica mossa collettivamente. Per quanto riguarda il rapporto con le
principali istituzioni non si notano grandi segnali di discontinuità. La
rottura delle barriere di classe, lo straordinario protagonismo delle donne, la
conquista di visibilità nello spazio pubblico e la radicalità sia del contenuto
delle rivendicazioni sia dei metodi di lotta, non sono mai accompagnate da un
attacco frontale alla forma del regime e nemmeno da una sua messa in
discussione. Nei cori durante i cortei, nei volantini che girano in web e nelle
semplici discussioni di strada non c’è quasi mai la traccia di una volontà di
rompere i pilastri dell’attuale forma della repubblica islamica e questo sia
perché attualmente non esiste un’alternativa immaginabile, sia perché molti
credono realmente che l’attuale quadro generale possa comunque garantire
innovazioni sociali e politiche anche molto radicali.

A una settimana dalle
contestate elezioni molti ragazzi cominciano a rendersi conto che senza una
sponda forte a livello istituzionalmente alto, l’onda verde fatica a trovare
uno sbocco concreto in termini di conquiste, anche se d’altro lato sanno che
hanno già fatto qualcosa di grande con cui i dispositivi di potere non possono
non misurarsi. Questa sponda potrebbe essere ben rappresentata da Mousavi, ma
l’ex primo ministro sta rischiando un forte isolamento all’interno dei quadri
di potere. Di certo prende corpo ogni giorno di più la consapevolezza che le
prospettive future sono indefinibili, ma dopo quello che è successo indietro
non si torna e dunque gli spazi di agibilità aperti sono un solido punto di
partenza per nuove conquiste. Gli apparati di potere e soprattutto l’ala
ultra-conservatore del regime dal loro canto stanno preparando le prossime
mosse tenendo conto o meglio temendo quei milioni di uomini e donne che hanno
rotto gli indugi uscendo in strada e consci del fatto che la futura
sopravvivenza del regime dipenderà molto dalla piega che prenderanno gli
avvenimenti di queste settimane.

 

di Omid Firouzi
dottorando all’università di Urbino

 

Ciao Neda…..

NEDA SOLTANI
Una giovane ragazza iraniana, morta UCCISA, ieri , 20 Giugno a Tehran,da un proiettile sparato da un assassino in divisa…

globalproject

foto da repubblica.it

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i Rom tornano al campo di via Centocelle!

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ROM:
NON E´ UNA QUESTIONE DI ORDINE PUBBLICO

20/ 06/ 2009


Questa mattina i rom che due giorni
fa avevano occupato l´ex deposito Heineken in via dei
Gordiani 40, per reagire alla minaccia di sgombero, hanno deciso di tornare al  campo di via di Centocelle.

La decisione è stata presa dopo l´intervento del Prefetto, della Questura
e del Comune di Roma che, dopo avere
definitivamente bloccato lo sgombero,
hanno garantito l´apertura di un tavolo formale lunedì mattina per trovare una
soluzione abitativa a tutti gli abitanti del campo
, 300 persone in tutto.

Prima di rientrare nell´insediamento di via di Centocelle, il Comune ha provveduto a portare l´acqua, 10 bagni, i cassonetti e a
ripulire la zona dai rifiuti
. Nei prossimi giorni verrà predisposta la
derattizzazione dell´area.

E´arrivato dunque un segnale differente, ma è evidente che a partire dalla
vicenda dei rom di via di Centocelle la città tutta deve alzare la testa per
ribellarsi alle politiche di ghettizzazione nei campi e chiedere per i rom
un´accoglienza diversa.

La lotta che la comunità di via di Centocelle porta avanti da diversi mesi per
il diritto alla casa e alla dignità proseguirà perché non è sufficiente
migliorare le condizioni nei campi per vivere decentemente. Così come
proseguirà la battaglia per rimanere all´interno del territorio nel quale
questa comunità si è inserita, come dimostra il meccanismo di solidarietà che
si è sviluppato intorno all´occupazione in questi giorni, a partire dal
Municipio VI e dalle scuole, frequentate regolarmente dai bambini fuori dalle
logiche assistenzialiste presenti in molti campi.

Lunedì mattina alle ore 12 chiederemo al
Prefetto
di avviare un ragionamento generale sull´accoglienza e sulle richieste sollevate con l´occupazione di via dei Gordiani: il diritto alla casa prima di
tutto
, negato a migliaia di italiani e di migranti in questa città, e il
diritto a rimanere sul territorio
per non disperdere il percorso di inserimento sociale avviato da questa comunità in maniera autorganizzata.

 
Rom e Romnì di via di Centocelle
Blocchi Precari Metropolitani
Associazione Popica onlus

foto da eidonpress

globalproject

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Occupazione Rom

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Roma: contro il pacchetto (in)sicurezza, diritti e accoglienza per tutti!

18/ 06/ 2009

Oggi è una giornata
importante.

Doveva essere il giorno del nostro ennesimo sgombero mediatico senza soluzioni
alternative, per mano di militari mandati dal Comune di Roma e invece…

Siamo 100 rom e romní della Romania,
da anni costretti a vivere nelle fatiscenti baracche di via di Centocelle senza
acqua ne luce, assediati dai ratti. Siamo giovani donne e uomini che hanno
davanti ancora tutta la vita, la metà di noi non é ancora maggiorenne e
frequenta le scuole del municipio VI con il massimo delle presenze e un ottimo
profitto. Già da mesi abbiamo intrapreso un percorso per rivendicare il nostro
essere rom, ma non nomadi, come tutti i media raccontano senza conoscerci. E
così abbiamo iniziato a lottare per il nostro diritto ad un’esistenza degna,
dentro le case e fuori dai campi ghetto che stanno progettando per noi.

Siamo cittadini comunitari e questo
ci dà il diritto a stare liberamente nel territorio in cui viviamo ma vogliamo
farlo nel rispetto delle nostre persone e della nostra sicurezza. Grazie
all’aiuto di un’associazione gadgè (non rom), abbiamo intrapreso percorsi di
auto-recupero di direzione opposta all’assistenzialismo che ha sempre cercato
di proporci chi, sulla nostra pelle, continua a fare la propria fortuna.

Siamo scesi nelle strade del quartiere
durante la Mayday 2009
, attraversandole con uno striscione sul quale era
scritto: "SIAMO ROM, NON SIAMO NOMADI. VOGLIAMO LA CASA". Ci siamo
inseriti in percorsi di lotta con altre realtà italiane e migranti della città
che vivono la nostra stessa emergenza abitativa.

Oggi abbiamo scelto di
"riqualificare"
(vogliamo usare il termine con cui di solito le
istituzioni chiamano gli sgomberi dei rom come noi) un edificio da tempo
abbandonato su questo territorio per costruirci la nostra nuova esistenza.
L’abbiamo fatto su questo territorio perché qui abbiamo costruito i nostri
ottimi rapporti col quartiere, in modo particolare con le scuole, dove esigiamo
che i nostri figli continuino ad andare. Siamo gente onesta, siamo lavoratori e
lavoratrici senza diritti che contribuiscono alla ricchezza di questa città e
di questo paese. Oggi iniziamo a vivere dentro una casa perché i campi sono
prigioni-discariche a cielo aperto e noi non siamo né bestie né prigionieri.

Chiediamo pertanto alle istituzioni
competenti l’immediato blocco di tutti gli sgomberi
degli insediamenti rom
della Capitale fino all’attuazione di un
piano di edilizia residenziale pubblica che consenta anche ai rom il passaggio dal
campo alla casa per chi sceglie la vita stanziale
. Come previsto, tra
l’altro, dall’art.7 della Legge regionale del Lazio n.82 del 24-5-85.

Oggi noi abbiamo iniziato a rivendicare
il nostro diritto a R-esistere
.

Rom e Romnì di via di Centocelle
Blocchi Precari Metropolitani

foto da eidonpress

globalproject

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