L’Horus al Teatro Argentina

Stamattina, 3 dicembre 2008, gli attivisti dell’Horus di Piazza Sempione sgomberato violentemente da polizia e carabinieri  il 21 ottobre scorso,  insieme ai precari dello spettacolo ed agli studenti hanno
simbolicamente occupato la sala del Teatro Argentina dove si stava svolgendo il convegno organizzato da Regione, Provincia e Comune "Lo spettacolo deve continuare"…..

 

LO SPETTACOLO DEVE CONTINUARE?
SE NON HORUS, QUANDO?


La crisi della rendita
e della speculazione si abbatte sulla cultura, attraverso il taglio del Fondo
unico dello spettacolo, con un sistema di welfare che non dà nessuna garanzia
alle migliaia di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, compagnie teatrali,
tecnici, alla mercè di un mercato del lavoro sempre più flessibile e precario.
Oggi al Teatro Argentina, si discute di politiche culturali ma si dimenticano
le responsabilità del governo nazionale e dei sindaci-sceriffo nell’assalto
alla produzione culturale e agli spazi sociali che, più delle istituzioni,
hanno garantito la formazione e la cultura in questo paese.

Il governo
Berlusconi vuole fare pagare la crisi ai lavoratori, alle precarie, agli
studenti, alle pensionate, ai migranti. I provvedimenti presentati dal ministro
all’economia Tremonti regalano centinaia di milioni di euro alle imprese e alle
banche, mentre concedono una mancia indegna a un milione e mezzo di famiglie
incapienti: 40 euro al mese, 1,33 euro al giorno. Un’elemosina sufficiente a
pagare a malapena un cappuccino.

La legge 133 e la controriforma Gelmini
provano a distruggere definitivamente quel che rimane della scuola e dell’
università, ma si trovano davanti alla resistenza di un’Onda anomala, potente e
autonoma – fatta di studenti, ricercatrici, insegnanti, famiglie – che, dal
basso, sta costruendo una nuova idea di formazione pubblica.

Gli sceriffi del
governo, il sindaco Alemanno in testa, vogliono cancellare le esperienze
autogestite, come l”Horus occupato di Roma, veri e propri laboratori contro la
precarietà e la speculazione immobiliare, che nel corso degli anni hanno
garantito, contemporaneamente, la possibilità della produzione culturale
indipendente e il diritto all’abitare. Spazi sottratti alla speculazione,
luoghi di formazione continua per quel mondo della cultura, delle produzioni
audio visive, delle arti performative contemporanee fuori dalle logiche di
mercato, dalle lobby e dal potere politico.

L’esperienza dell”Horus occupato
è un bene comune della metropoli e come tale va difeso e salvaguardato. E’ ora
che tutte le istituzioni pubbliche – Regione, Provincia e Comune – diano
seguito alle parole intervenendo concretamente per sventare il ritorno della
speculazione. L”Horus deve tornare ad essere uno spazio pubblico dei precari,
delle studentesse, degli artisti e di chi ha costruito in questi due anni una
città migliore.

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

Horus Ovunque – Blocchi Precari Metropolitani

Roma, 3 dicembre 2008

foto

www.globalproject.info

 

 

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