Comincia lo sciopero generalizzato….il B.P.M occupa un palazzo a Porta di Roma

 

VITA PRECARIA? CASA GARANTITA! 

Questa mattina più di cinquanta precari, giovani, famiglie e migranti, organizzate nel Blocco Precario Metropolitano, hanno liberato una palazzina ristrutturata e abbandonata da più di un anno nel quartiere di Vigne Nuove, nella periferia nord est di Roma. Un’azione di riappropriazione di reddito in una zona della città che vede l’invasione di cemento del Piano di recupero urbano, 650 mila metri cubi di edilizia privata e commerciale. Di case popolari, invece, neanche l’ombra.   
Centri commerciali, abitazioni a prezzi di mercato esorbitanti, meganegozi di grandi catene nazionali. Un consumo di suolo eccezionale e un’organizzazione del lavoro dove la precarietà è la norma.
 I redditi e i salari sono sempre più bassi, l’accesso agli affitti sempre più complicato, soprattutto in presenza di un lavoro precario. Migliaia di famiglie rischiano lo sfratto e molte altre, che hanno stipulato mutui, sono sull’orlo del pignoramento. La graduatoria per una casa popolare ha superato le trentamila unità. I disperati che vivono nelle baraccopoli sono in costante aumento. Per i giovani e i precari è completamente preclusa la possibilità di costruirsi un futuro, laddove la casa dovrebbe essere invece una forma di reddito indiretto. 
Le riposte del governo sono ridicole: 550 milioni di euro in Finanziaria (di questi a Roma ne arriveranno 40) serviranno, forse, per risanare alloggi pubblici da destinare alle famiglie sfrattate o a rischio di sfratto.E tutte le altre? Se è vero che in Italia sono 3 milioni e 600mila i nuclei nella soglia di povertà relativa e le case popolari solo 800mila, possiamo ben dire che c’è qualcosa che non va.
 Mentre l’emergenza diventava sempre più drammatica c’è chi si è arricchito. I signori del mattone hanno fatto grandi speculazioni finanziarie e le banche hanno svolto un ruolo di rilievo nella dismissione di patrimonio pubblico. Migliaia di alloggi degli enti, dell’Ater e del Comune sono stati svenduti, senza produrre nessun vantaggio per chi aveva bisogno di casa, anzi la situazione è continuamente peggiorata.
Il sindaco di questa città, leader del partito democratico e forse futuro presidente del consiglio, sta gestendo l’emergenza senza dare prospettive e respiro a chi vive il disagio abitativo. Tampona la situazione con i residence e con il sostegno all’affitto, non blocca gli sfratti con una sua ordinanza diretta, coltiva i rapporti con Caltagirone, strizza l’occhio all’Acer (associazione costruttori romani) e alle cooperative, parla di fondi etici e alloggi sociali, tollera le occupazioni perché comunque danno un tetto a migliaia di famiglie, spende i soldi dell’emergenza finanziando carrozzoni come Risorse per Roma e l’Agenzia degli affitti per gli universitari fuorisede, non ha nessuna conoscenza del proprio patrimonio residenziale abbandonato al degrado e alla capacità degli inquilini di autogestirlo e di difenderlo.
 Il piano che prevede 10mila nuovi alloggi popolari non è certo un piano delle certezze. Con quali soldi e in quali aree verranno costruiti? Rischiamo nuove colate di cemento in cambio di poche case popolari? La delibera 110/05 servirà solo a governare l’emergenza o riuscirà a dare un ruolo concreto all’amministrazione comunale nelle politiche abitative cittadine? Vogliamo sottrarre cemento alla speculazione e costruire dal basso un nuovo diritto all’abitare, inteso come bene comune da difendere e affermare. Il governo e le amministrazioni locali devono decidere se far parte del problema o della soluzione: con gli squali del mattone o con i precari, le famiglie, i giovani e i migranti.  Chiediamo Al municipio: un tavolo di trattativa sull’emergenza abitativa e un piano per il diritto all’abitare. 
Al sindaco: il blocco degli sfratti e degli sgomberi tramite ordinanza pubblica, la definizione chiara del piano abitativo comunale legato al fabbisogno reale, lo stop alla vendita del patrimonio residenziale pubblico.
 
Alla Regione: un finanziamento adeguato delle politiche abitative, la chiusura dell’Ater, il blocco delle vendite degli alloggi popolari, la tutela dell’ambiente e del piano paesaggistico minacciato dalle richieste dei costruttori che puntano alla deregolamentazione dei piani regolatori.
 
Al governo: 3 miliardi annui per affrontare l’emergenza e iniziare la programmazione di un piano di edilizia popolare all’altezza della situazione, la tassazione della rendita fondiaria, l’abrogazione della legge 431/98.
  

BLOCCO PRECARIO METROPOLITANO >>9 NOVEMBRE 07 SCIOPERO GENERALIZZATO

APPUNTAMENTO ORE 8,30 PIAZZA SEMPIONE<<

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