Terra Terra!

 

Continua l'appuntamento domenicale con gli aperitivi

"TERRA TERRA"

all'Horus Occupato.

Le migliori selezioni reggae, rootz, ska, dancehall accompagneranno la

degustazione di vini e cibi biologici, tutto rigorosamente a sostegno della

recente occupazione.

Domenica 7 Ottobre dalle 19 alle 24

ancora una volta gireranno in consolle

le biiig tune delle GAL DEM

e di

MERCI FAR I

HORUS OCCUPATO
Piazza Sempione_Monte Sacro_Roma

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Dalla parte della libertà, dalla parte dell’autogestione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ieri
mattina, all'alba, ancora uno sgombero. È toccato al Centro sociale di
Parma La Realidad, liberato lo scorso sabato da studenti e precari,
occupato per essere restituito alla città, all'uso comune, alla
cooperazione sociale diffusa. L'ultimo di una serie, di un'estate senza
pace per l'autogestione.

Un
fatto che, accompagnato ai deliri securitari e neo-stalinisti dello
sceriffo Cofferati, conferma la linea del governo Prodi e del nascituro
Partito democratico: chiudere gli spazi di agibilità conquistati con le
lotte; rendere criminale tutto ciò che è socialmente, politicamente e
culturalmente incompatibile.

Anche
a Roma, nella città-vetrina del futuro premier del Pd, non mancano
sperimentazioni degne di nota. Umiliati gli ambulanti, arrestati
writers e lavavetri, chiuse o militarizzate piazze e strade, accentuate
le misure proibizionistiche, tutto in nome di una sicurezza che rende
insicura e meno libera la vita di ciascuno.

Una tendenza generale, dunque, sempre più allarmante, sempre più insopportabile.
La nostra solidarietà va ai compagni e alle compagne della Realidad, una solidarietà che porteremo sabato 6 ottobre in piazza a Bologna,
al fianco dei compagni e delle compagne di Crash, sgomberati lo scorso
agosto. A Bologna, per dire che l'unica sicurezza che vogliamo riguarda
il reddito, la casa, gli spazi e la libertà di movimento.

Gli spazi si conquistano, le/i precar* si difendono, gli sceriffi cadono!

Horus Occupato, Astra 19, Esc – atelier occupato

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comunicato

   Horus Occupato 

La felicità non si paga, si strappa! 

Benvenut@ all’Horus Occupato. Come avrai capito dal nome, sei entrato in uno spazio di conflitto, luogo del possibile e del non ancora, una dimensione precaria tutta in costruzione.  L’ex Horus Club è stato occupato il 1 Giugno 2007 da una rete di precari, studenti e artisti che ha impedito l’ennesima speculazione immobiliare (basta supermercati!), dando vita a un nuovo spazio culturale, sociale e politico di movimento. Dal primo giorno di occupazione stiamo ristrutturando questo spazio – volontariamente e senza nessun finanziamento – per praticare ciò che desideriamo:  un luogo per la  produzione culturale indipendente della metropoli, e un luogo dove organizzare le lotte dei precari per la conquista del diritto al reddito, alla casa, alla formazione, ai servizi. Ma anche un posto per divertirsi e incontrarsi. Insomma, immaginiamo l’Horus Occupato come percorso di riappropriazione di diritti e libertà, spazio di attraversamento di chi vuole trasformare il presente.

                                                                 L’Horus Occupato è il nostro desiderio di rivolta.

 

 

     

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sabato 29 settembre

SABATO 29 SETTEMBRE H23:00

 
X-TENSION
sick drum&bass beats
 
HORUS OCCUPATO PIAZZA SEMPIONE 12
 
TEMPER D  UK
MASSI W 
SOUNDTHERAPY
 
VISUAL BY RIOT GENERATION VIDEO
 
sottoscrizione 4 euro
***6 ottobre tutt@ a Bologna, contro le politiche securitarie e in difesa dei centri sociali***
x-Tension/extension, estenzione, prolungamento, ampliamento di un sound breaks e dnb verso la citta' ma anche tensione X, un'incognita ancora aperta all'interpretazione. Cultura rave&DNB maturata a Roma che da l'horus occupato si estende e parte per lambire nuovi orizzonti, sperimentare nuovi tessuti culturali e musicali, creando fratture/breaks sia sul dancefloor ma sopratutto nella vita di tutti i giorni attraverso progetti di diffusione, scambio e sperimentazione dei saperi.
Urban Pressure & Horus Occupato
Temper D Stabile produttore della OFF KEY label techno dnb di RAIDEN, sulla quale esce il 17 settembre Sunrise at Sonar e Minimal Blink (OFFKEY 008) due pezzi che mostrano chiaramente l'abilita' creativa cresciuta a fianco  di un mostro sacro del tecnicismo, EXILE Renegade Hardware. Con releases su Renegade Hardware, Cell, OutBreaks, Tribe, Invaders, GAIN e G2, Temper D abbina, sia nei set che nei dischi, purismo drum&bass con fascinazione verso la progressione e il minimale della techno.
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Contro guerra e precarietà…verso lo sciopero metropolitano!

 
 
Da questa settimana, si inaugura il doppio appuntamento nella
«terrazza» per gli aperitivi musicali all'Horus occupato. A tre mesi
dall'occupazione, proseguono i lavori – totalmente autofinanziati – di
ristrutturazione e di allestimento dello spazio.
Un'occasione per
ascoltare buona musica, sorseggiare ottimi cocktail e sostenere le
spese dei lavori, le campagne politiche e i progetti culturali
dell'Horus…

>> Da venerdì 14 settembre

tutti i VENERDI e le DOMENICHE (h 19-24)

COCKTAIL BAR & DJ SET
[…ELETTRONICO>>DUB>>REGGAE>>DRUM&BASS>>BOSSANOVA…]

ogni ultima domenica del mese
h 19-24 APERITIVO JAZZ

domenica 16 settembre (h 19-24)

aperitivo cocktail bar


dj set a cura di GAL DEM CREW
(selezioni reggae)

<<<Horus Occupato_Piazza Sempione 4_Roma>>>

Contro guerra e precarietà…
…verso lo sciopero metropolitano!

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Verso Vicenza

Venerdì 07 settembre 007
h
19:00-24:00

l'HORUS OCCUPATO riparte

verso VICENZA


APERITIVO COCKTAIL BAR



DJ SET MULTIGENERIS DI AENDLEX


Horus Occupato
_Piazza Sempione 4_Roma


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comunicato antifascista

Da Genova a Roma: la verità la sappiamo!

21 Luglio 2007. Casal Bertone contro ogni fascismo!

Venerdì 20 luglio alle ore 12 Conferenza stampa
presso la sede della Provincia di Roma e della Prefettura di Roma

Sabato 21 luglio a partire dalle 15 in Piazza S. Maria Consolatrice
promuoviamo un pomeriggio e una serata di teatro, mostre, musica
Dalle 22 suonerà la Banda Bassotti e altre band musicali della scena romana.
È
incredibile con quanta facilità in questo paese si possa passare da
essere aggressori ad essere aggrediti. Con quanta facilità si possa
aggredire impunemente e nello stesso tempo assumere il rango di vittime
inconsapevoli. Questa pirotecnica mistificazione è accaduta,
puntualmente, al seguito dell’ultima aggressione neofascista a Casal
Bertone, nella notte tra l’11 e il 12 di luglio scorso.
Un’aggressione
a danno delle famiglie dell’occupazione abitativa del Coordinamento
cittadino di lotta per la casa. Un’aggressione spietata, come al
solito, con l’obiettivo di far male. E qui avviene l’incredibile! La
legittima resistenza e la reazione di chi si trovava sul posto diventa
elemento sufficiente per cercare di promuovere l’inversione delle
parti: dopo i falsi (anche nei numeri) comunicati di Fiamma Tricolore e
di partiti e esponenti del centrodestra, il prefetto Serra,
contraddicendo la versione degli stessi agenti intervenuti sul posto e
del sindaco, difende Fiamma Tricolore, dichiarando che “non erano lì
per aggredire”. Il gioco è fatto: per i media nel migliore dei casi si
è trattato di una rissa, nel peggiore di un’aggressione da parte dei
giovani dei centri sociali.

La verità, lo sappiamo, è una
pratica di democrazia, per questo non siamo stati in silenzio e
continueremo ad urlare e a dire in modo chiaro: non c’è spazio, in
questa città, per formazioni neofasciste, razziste e squadriste!

Non
c’è alcuna teoria degli opposti estremismi da giocare sul tavolo della
mediazione istituzionale o della chiacchiera giornalistica: esistono
movimenti che si battono per i diritti di tutti e per la democrazia;
esistono nuove formazioni neofasciste che attentano alla vita di questi
movimenti, alla libertà di espressione e di movimento nella nostra
metropoli.

I fatti degli ultimi giorni, da Villa Ada
all’incendio della lapide di Porta San Paolo (come se non fossero già
sufficienti le 160 aggressioni neofasciste degli ultimi due anni),
spazzano via ogni retorica dell’equidistanza.

Dopo aver tentato
una risposta aggressiva Fiamma Tricolore ha cambiato registro: “siamo
una forza politica istituzionale, come tale chiediamo agibilità nel
quartiere di Casal Bertone, la politica non si fa con la violenza”.
D’improvviso l’arroganza si è trasformata in pacata disponibilità al
dialogo (accompagnata da mal celate minacce) e il 21 luglio, il
prossimo sabato, Fiamma Tricolore propone un concerto nella sede di
Casal Bertone.

Con chiarezza diciamo che il concerto non si deve
fare e che la sede non deve riaprire, perchè sede di una forza
neofascista e razzista, responsabile di ripetute aggressioni!

Per
un governo sinceramente democratico basterebbe l’applicazione della
legge Mancino del ’93, ma poi ci ricordiamo le nefandezze a cui abbiamo
dovuto assistere in queste settimane: mentre viene alla luce ciò che
già sapevamo, la macelleria di Genova e della Diaz, De Gennaro viene
promosso Capo di gabinetto del Viminale. Come dire: “solo i migliori
macellai verranno promossi!”.

Così come, negli ultimi mesi,
abbiamo visto le aggressioni neofasciste procedere impunite: dal
ritardo continuo nell’intervento delle forze dell’ordine (ne fa da
esempio privilegiato Villa Ada), all’assoluta inesistenza di indagati.
Oltre 160 aggressioni, nessun indagato! La parola più giusta è quella
di connivenza. Forse scavando più a fondo e ascoltando con attenzione,
oltre che con rabbia, gli audio e le telefonate dei giorni genovesi di
sei anni fa, è distinguibile un’omogeneità culturale tra forze
dell’ordine e neofascisti, omogeneità che dovrebbe far paura non solo
ai movimenti, ma a tutte le forze politiche democratiche di questo
paese. Un collasso dello Stato di diritto che da Genova ci porta fino a
Roma, dove squadracce neofasciste muovono indisturbate e dove, di
fronte alla legittima resistenza degli aggrediti, si risponde, come ha
fatto il prefetto Serra, difendendo le squadracce.

Sabato 21
luglio, a sei anni dai fatti della Diaz, forse si combatte una
battaglia più grande di Casal Bertone, si combatte una battaglia dalla
parte della verità, contro quello stato d’eccezione permanente a cui
qualcuno sembra volerci destinare, stato d’eccezione, di sospensione
della democrazia a cui i neofascisti offrono servizio in modo zelante e
scrupoloso.

Invitiamo tutta la città democratica e antifascista
a dare una risposta inequivocabile. Invitiamo tutta la città ad
invadere le strade e le piazze di Casal Bertone, per dare vita ad una
grande giornata contro ogni fascismo.

Antifasciste e antifascisti di Roma

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comunicato assemblea pubblica

 

La
felicità non si paga, si strappa!

conflitti
produzione culturale metropoli

Venerdì
13 luglio_ore 17

Incontro
pubblico con

Marco
Revelli
– storico e saggista

Marco
Bascetta
– il manifesto

Nikolaj
Heltoft
– Centro sociale Ungdomshuset (Copenaghen
)

Sergio
Bianchi
– DeriveApprodi

Marco
Messina
– mousike lab (99 posse, nous, resina)

Giovanni
Greco
– Teatro del Lido, ass. Le Sirene


Dalle
21

Mostra
«the Dreamers collection_IN RIOT WE TRUST edition»

Aperitivo
elettronico_Dj set di Aendlex


Horus*Occupato

Corso
Sempione 21_Montesacro_Roma

www.horusoccupato.noblogs.org
 

«Gli
spazi sociali sono le fabbriche del possibile, luoghi comuni

della
produzione e della circolazione del sapere, luoghi contemporanei

del
conflitto sociale, arcipelaghi metropolitani della libertà.

Non
fortini assediati, ma nodi in cui si allacciano le reti di un mondo a
venire. Non luoghi chiusi, ma esplosione di stelle che spacca la
notte di un mondo divorato dalle passioni tristi. Attraversarli è
intravedere il futuro».

5
marzo 2007, Copenaghen
. Alle prime luci dell’alba, decine
operai con i volti coperti e scortati dalla polizia iniziano i lavori
di demolizione del Centro Sociale Ungdomshuset di Copenaghen,
sgomberato quattro giorni prima. Il governo danese tenta in questo
modo di cancellare 25 anni di iniziative, di lotte di proposte
culturali della “Casa della gioventù”. Per più di
una settimana migliaia di giovani, e non, scendono in strada,
bloccano la città, occupano la sede del partito
socialdemocratico, si scontrano con la polizia. Centinaia di persone
vengono fermate e arrestate.

Un fuoco
improvviso squarcia il velo consolante della socialdemocrazia
nordeuropea. Il vecchio continente riscopre la potenza degli spazi
occupati e autogestiti, luoghi di attraversamento della nuova
composizione metropolitana, flessibile, precaria, in continua
formazione. Il fuoco non si ferma e arriva fino a Rostock, accendendo
la protesta contro il vertice abusivo del G8 e il tour europeo del
criminale di guerra G.W. Bush.

Negli
ultimi dieci anni
, sicuramente in Italia e in Europa,
l’affermazione dei movimenti globali antiliberisti è legata
strutturalmente a una sedimentazione antica, diffusa, articolata,
differente dei Centri sociali.

La
storia degli spazi occupati e autogestiti è la storia di una
ricchezza produttiva, culturale e politica che ha mutato il volto
delle città, che ha aperto nuove frontiere nei conflitti
sociali metropolitani. Conflitti che hanno messo al centro le nuove
figure precarie che vivono e attraversano questi spazi ribelli, che
lavorano nelle reti lunghe dell’economia immateriale, nei circuiti
della cultura, della comunicazione, dei servizi, dello spettacolo.
Conflitti che non rimandano a nessun futuro radioso, ma che
sperimentano ogni giorno forme di vita cooperative e autonome,
consapevoli sia della propria ricchezza sociale che dei meccanismi di
sfruttamento neoliberisti.

Dentro
questa tensione
politica e sociale è nata l’occupazione
dell’ex Horus club. L’Horus occupato è un ibrido, e tale
vogliamo che resti, man mano che i calcinacci spariscono dalla vista,
e mani esperte rimettono in sesto gli impianti elettrici e i servizi
igienici e i palchi vengono ricostruiti. Il conflitto che abbiamo
aperto con l’occupazione del 1 giugno '07 contiene dentro di sé
tre aspetti, che pensiamo vadano tenuti insieme.

E’
un conflitto
per restituire al «pubblico» uno spazio
privato che stava per essere trasformato in supermarket,
trasformandolo in «bene comune» per l'intera città
di Roma.

E’
un conflitto
per costruire un luogo di produzione culturale
indipendente, nella gestione, nelle forme organizzative, nei
contenuti prodotti e distribuiti, e che intravede nella composizione
precaria della cultura, dello spettacolo, della comunicazione e della
formazione una possibilità di costruzione di nuovi diritti e
di nuove forme di vita.

E’
un conflitto
che esprime uno spazio autonomo di movimento, che
immagina la Rete come sfida organizzativa delle nuove soggettività
metropolitane e non come forma organizzativa minore, afona, debole.
Spazio di movimento che attacca la precarietà di vita a
partire dalla riappropriazione degli spazi, dei saperi, delle
conoscenze.

Uno
spazio pubblico
autonomo al tempo della guerra globale permanente
e della crisi irreversibile della rappresentanza politica: guerra
come dispositivo generale di controllo e di comando sulla società,
sulla cooperazione, sui corpi. Sulla vita. E’ all’interno di
questo circuito che si pone, dentro il nostro tempo – dominato da
«passioni tristi», tra cui, per citarne solo alcune,
l’«etica del lavoro», le pulsioni «securitarie»
e la difesa della famiglia patriarcale – la domanda sempre aperta
attorno al nesso tra politica e cultura.

«Produzione
indipendente»
è, negli ultimi due decenni, divenuta
una denominazione diffusa a livello mondiale, che identifica
etichette discografiche, festival e case di produzione
cinematografica, teatro, case editrici, media. Il nome, da un lato è
andato sostituendo ciò che un tempo veniva definito
«underground», sottosuolo libero e ribelle della cultura
di massa, che sfugge alle convenzioni artistiche e rifiuta
l’adeguamento agli standard commerciali. Una nuova denominazione
che sta a significare il consolidarsi in forme permanenti di uno
stile produttivo che non accetta di definirsi solo come negazione dei
modelli di produzione «mainstream», ovvero non si
accontenta della orgogliosa rivendicazione del proprio carattere
marginale.

La
«produzione indipendente» è «copyleft»
per sua stessa natura o, meglio, è il correlato dal lato della
produzione di ciò che il copyleft è dal lato del
diritto di proprietà intellettuale. La libera riproduzione e
la libera circolazione di materiali audiovisi, testuali, musicali non
è pirateria, ma condizione di una produzione e di un consumo
culturale condivisi, concatenati, comuni.

L’Horus
occupato
è un ibrido, altrimenti non sarebbe nato.
L’incontro che ne ha reso possibile l’apertura agli abitanti
della metropoli è un incontro di più ricerche,
singolari e comuni.

Come
costituire forme di autorganizzazione dei precari in grado di
affermare nuovi diritti?

Come
fare la stessa cosa con i cittadini di un territorio, di un
quartiere?

Come
costruire percorsi innovativi che affrontino le questioni ineludibili
della autovalorizzazione produttiva, delle economie e del reddito,
smarcandosi dal vortice autosfruttamento-autogestione della
miseria-degenerazione mercantile?

Come
costruire «spazio pubblico» senza appiattirsi
sull’elemento formale della partecipazione, ma valorizzando il
«pensiero divergente» e la messa in discussione
dell’esistente?

Queste
sono
solo alcune delle domande che hanno dato vita all’Horus
occupato e continuano a riecheggiare e a trasformarsi in questi
giorni. In altri termini, ciò che siamo, o, meglio, ciò
che diveniamo, è reso possibile da un circuito: i movimenti
non sono solamente la «pista di decollo» delle produzioni
culturali indipendenti, e neppure l’«ambiente» entro
cui le medesime trovano vita in attesa di istituzionalizzazione ma
loro elemento costituente, che nutre la produzione culturale,
e, a sua volta, ne viene plasmato e ridefinito.

Abbiamo
liberato
uno spazio «privato» perché crediamo
che la ricchezza «di pochi» è frutto del lavoro
sociale «dei molti» che non hanno diritti.

Abbiamo
deciso di riaprire la questione degli spazi sociali proprio quando il
Comune di Roma, in sintonia con le politiche di «sicurezza»
di altre amministrazioni «democratiche», apre
un’offensiva per la riforma dall’alto, peggiorativa, della
Delibera 26 (delibera che regolava l'utilizzo sociale e culturale del
patrimonio comunale), che dieci anni fa sanciva un ciclo di lotte e
di conquiste dei centri sociali, dei comitati e delle reti
associative romane. Una norma, di fatto, mai applicata nei termini
specifici, ma che rappresentava un punto di difesa collettivo per
tutti gli spazi occupati, sia pubblici che privati.

Vogliamo
costruire
uno spazio pubblico di produzione e conflitto
metropolitano. E lo facciamo ora, dentro un percorso di autonomia
politica e di movimento, nella città del «Patto sulla
sicurezza» di Veltroni e Serra, nel paese del governo di
centrosinistra che finanzia guerre e produce precarietà.
Vogliamo continuare la lotta per trasformare la città.


La
felicità non si paga, si strappa.

7
luglio 2007
Horus_Occupato

<sinapsi
metropolitane>

Corso
Sempione 21_Montesacro_Roma

http://horusoccupato.noblogs.org

 

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eventi

Mercoledì 4 luglio 2007_ dalle ore 18,30

all’HORUS OCCUPATO
Piazza Sempione_21_Monte Sacro_Roma
bus 90_86_36_60_84

YA BASTA Moltitudia
presenta   
MEXICO RESISTE!       

INCONTRO DI FORMAZIONE
per la carovana YA BASTA in partenza per il Chiapas
    
"AUTONOMIA IN COSTRUZIONE" 
l'organizzazione zapatista:
educazione, salute, sviluppo dell'economia. 
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eventi

Mercoledì 4 luglio 2007_ dalle ore 18,30

all’HORUS OCCUPATO
Piazza Sempione_21_Monte Sacro_Roma
bus 90_86_36_60_84

YA BASTA Moltitudia
presenta   
MEXICO RESISTE!       

INCONTRO DI FORMAZIONE
per la carovana YA BASTA in partenza per il Chiapas
    
"AUTONOMIA IN COSTRUZIONE" 
l'organizzazione zapatista:
educazione, salute, sviluppo dell'economia. 
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