Siamo tutti sovversivi—->il 2 febbraio tutti a Cosenza

 

 

Appello alla mobilitazione 

Erano passati pochi giorni dalla manifestazione di un
milione di persone contro la guerra in Iraq che aveva concluso il Forum
Sociale Europeo di Firenze, una delle più importanti esperienze di
partecipazione democratica realizzate nel nostro paese.
La notte
del 15 novembre 2002 venti persone che erano state fra gli
organizzatori di quel Forum furono arrestate dai reparti speciali dei
ROS e dei GOM. Ad altri cinque furono notificati gli arresti
domiciliari. Quarantatre persone finirono indagate nel filone di
inchiesta. Le irruzioni di uomini armati fino ai denti e con il volto
coperto terrorizzarono molte famiglie a Cosenza, Napoli e Taranto.
Tredici persone furono rinviate a giudizio, accusate di aver voluto
“sovvertire violentemente l’ordine economico costituito nello stato”
per essere stati fra gli animatori delle grandi manifestazioni di
popolo in occasione del vertice OCSE di Napoli e del G8 di Genova nel
2001.
Quel processo, iniziato il 2 dicembre 2004 presso la Corte di
Assise di Cosenza, è alle sue battute finali. La requisitoria del
Pubblico Ministero è prevista per il 23 gennaio, e poco dopo sarà
emessa la sentenza.
Solo un mese fa il Tribunale di Genova ha
comminato più di un secolo di carcere a ventiquattro manifestanti. Sono
stati inflitti fino a 11 anni di carcere utilizzando reati da codice di
guerra come l’accusa di "devastazione e saccheggio".
Al contrario,
nessuno ha pagato per le inaudite violenze compiute dalle forze
dell’ordine sui manifestanti a Genova, giudicate da Amnesty
International la più grave violazione dei diritti umani in Europa dal
dopoguerra.
Nessuno dei dirigenti responsabili ha dovuto rendere
conto degli errori ed orrori commessi: al contrario, sono stati tutti
promossi. I processi per la macelleria della Diaz e le torture a
Bolzaneto si avviano alla prescrizione per decorrenza dei termini.
L’omicidio di Carlo Giuliani è stato archiviato senza un processo. Il
Parlamento ha respinto la richiesta di istituzione di una Commissione
di Inchiesta. Al contrario, gli imputati di Cosenza rischiano pene
severissime.
Ancora una volta c’è bisogno di difendere la dignità
calpestata del nostro paese e le garanzie democratiche – nel
sessantesimo della Costituzione. Una volta ancora bisogna pretendere
verità e giustizia sui fatti di Genova, e difendere il diritto a
costruire un “un altro mondo possibile”.
Il nostro paese è pieno di
lotte, vertenze nazionali e locali, resistenze e proposte per i diritti
umani, sociali, civili, politici, ambientali, per la difesa dei beni
comuni, contro la guerra e il riarmo. L’attivismo civile e la
mobilitazione sociale dovrebbero essere considerati una risorsa di
questo paese.
Al contrario, questi conflitti finiscono sotto
processo e tante persone rischiano di vedersi rovinata la vita per il
loro impegno sociale. Crediamo sia necessario allargare la riflessione,
la solidarietà e l’iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una
deriva securitaria e repressiva contro ogni forma di diversità e di
dissenso.
Agli imputati di Cosenza viene contestato di essere
protagonisti attivi del movimento altermondialista e delle lotte per il
cambiamento, attività che viene quindi considerata sovversiva e
cospirativa.
Questo processo riguarda perciò fino in fondo tutti
coloro che credono doveroso impegnarsi per una società e un pianeta più
giusti e che vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad
opporsi, a praticare e vivere alternative. E’ tempo di tornare a
Cosenza da ogni parte d’Italia, come facemmo il 23 novembre del 2002
protestando insieme a tutta la città.

Costruiamo insieme una nuova grande manifestazione a Cosenza sabato 2 febbraio
per liberare chi è sotto processo da accuse inaccettabili.
Difendiamo il diritto a voler cambiare il mondo

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